Il bosco

Andiamo a fare una passeggiata, ti va?
Figuriamoci se gli avrei detto di no.
Tutto pur di star con lui.
Mi venne a prendere e mi portò al percorso vita di un paese vicino.
Quel giorno brulicava di gente.
Era la prima giornata veramente calda della stagione.
Ci sedemmo su una panchina.
“Che dici, la gente pensi se ne andrà presto?”
“Beh, suppongo che prima del tramonto sia difficile. Oggi il cielo è splendido .”
Guardandomi e sorridendomi…
“Allora attenderemo!”

Passò mezz’ora…
“sono stufo di aspettare, vieni con me”
Seguimmo il sentiero per forse cinque minuti. Poi deviò su per la collina in mezzo al bosco.
Camminammo in salita ripida, credo per almeno altri dieci minuti buoni, tra alberi e sterpaglie, foglie secche e felci.

Presa per la maglia guardandomi dritta negli occhi…
“Da questo momento io sono il lupo e tu l’agnello, inizia a correre, scappa! Sarò gentile, ti darò un pò di vantaggio.”
Con mala voglia lo feci.
Iniziai a correre.
Presi una discreta distanza da lui prima che cominciasse ad inseguirmi.
Pensai di nascondermi, ma le mie gambe non furono tanto veloci per farlo.
Braccata, in men che non si dica venni afferrata per i vestiti e atterrata.
Cominciai a lottare per liberarmi.
Mi aveva catturata è vero, ma non mi reputavo preda facile e glie lo feci notare dimenandomi a più non posso.
Cercò d’immobilizzarmi, ma non gli diedi modo di riuscirci.
Lottai per liberarmi ancora, ancora e ancora.
Non ebbe altro modo che mettermi  un ginocchio sul profilo del viso schiacciandomelo a terra.
Strappò il collo della maglia che indossavo, già larga di suo, estraendone famelicamente un seno, mentre gambe e braccia, si divincolavano per togliermi quel lupo affamato di dosso.

Fissandomi infuriato, con gli occhi iniettati di sangue…
“Ti avevo detto di non indossare l’intimo!”
Rabbrividii a quella voce e quello sguardo tanto dominanti, smettendo di porre resistenza all’istante.
Volevo spiegargli che non ne avevo avuto il tempo, ma non me ne diede la possibilitá.
Mi prese per i capelli avvolti da mille foglie secche e mi fece alzare.
Mi rirtovai sbattuta contro il primo albero alle mie spalle.
Poggiò il suo torace addosso al mio petto, e con tutto il suo peso mi compresse contro la corteccia baciandomi con una foga tale che sapeva di vendetta.
Mi legò i polsi ed affrancò la corda al ramo sopra di noi.
Schiena, culo e cosce, vennero denudati.
Sentii il rumore della cintura sfilarsi dai passanti dei calzoni, ed un secondo dopo la pelle che scottava.
“Come hai osato disobbedire e porre resistenza al tuo Padrone?”
Questa volta il dolore era più fitto ma nonostante tutto ancora sopportabile.
Un’altra,…
Il dolore non era ancora sottopelle, ma col quarto colpo le cose cambiarono uno spasmo mi tese per qualche attimo, ma poi mi rilassai nuovamente.
In quel momento mi stupii di me stessa.
Soffrivo dal male, eppure la mia vagina pulsava. Era come se i colpi fossero arrivati tutti li!
I colpi continuarono, ed il sedere mi doleva sempre di più.
Non riuscivo più a star ferma.
Piagnucolai.
Nel mentre, l’interno coscia,
cominciò a luccicare, brillando sempre di più ad ogni colpo.
Accarezzò i segni lasciati sulle natiche.
Mi dissi che la sessione delle cinghiate era finita.

Un colpo secco mi fece capire che mi sbagliavo.
Spalancai occhi e bocca per il dolore, tanto che non mi uscì neppure un filo di voce.
ll cuore mi batteva all’impazzata.
Si appoggiò a me baciandomi sulla nuca.
La sua vicinanza mi piaque tanto da
farmi venire i brividi ed aumentarne i rigoli.
Mi passò le dita attorno al clitoride.
Le mie gambe cominciarono a tremare.
Con un dito prese giocare con il mio sesso finchè non emisi un gemito.
Il dolore della cinghia era ormai un ricordo.
Si distaccò penetrandomi la fica bagnata.
Il suo corpo batteva ritmicamente sul sedere dolente. Ma la mia mente ormai ubriaca di lui, sodomizzata da tanto fervore, non ne percepiva più il dolore…
Il mondo scomparve e venni a suo comando poco prima di lui.
Quando si separò da me, mi staccò i polsi dal ramo ma non li slegò.
Mi rattristai al pensiero che la sessione fosse già finita.
Se ne accorse, ma si limitò a porgermi un silenzioso sorriso consensuale.
“Rivestiti come puoi”.
Cercai di sistemarmi al meglio. Le mani congiunte, debilitavano ogni movimento.
Il sole ormai era calato.
Intorno a noi si stava facendo buio.
Una volta pronta, colse la corda che teneva legati i polsi e mi strattonò in direzione del sentiero. “Muoviti Schiava. Non è ancora finita. 
A casa ti darò il resto!”

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2 risposte a "Il bosco"

  1. Mi ricordo bene quella giornata. Ricordo anche che ad un certo punto qualcuno ci passò accanto facendo footing e ti vide mezza nuda. Proseguì nella sua corsa ma pochi passi più avanti, probabilmente nel dubbio che tu avessi bisogno di aiuto, si girò per guardare nuovamente la scena ma vedendoci ridere riprese subito la sua corsa scuotendo la testa. Improvvisamente quella sera aveva avuto qualcosa di interessante da raccontare al bar.

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