Entammo nel suo garage.
All’interno, un furgone bianco.
“Oggi mi darai una mano a ripulirlo per bene. …Spogliati.”
Riposi i miei abiti in un angolo.
“Prendi il detersivo per i vetri e la carta, li troverai sul sedile anteriore.”
Fuori c’era un tempo cane, e coi piedi nudi sul cemento, il freddo era palpabile.
Mi misi a strofinare con foga cosí da scaldarmi un pò.
Stavo finendo di lustrare il portellone posteriore che mi fece inginocchiare a terra.
Pose la sua mano sulla mia testa, spingendomela contro il suo pronto fallo marmoreo. Affondandomi sempre più giù, ritmicamente sempre più forte. Infilando la sua asta nelle mie profonitá orali più e più volte, fino ad inondarmi la gola.
“Brava Cagna ora continua il tuo lavoro”.
Ripresi senza dire una parola. Il pavimento era sporco. Piedi, mani e ginocchia erano diventati neri.
Mentre cercavo di ripulire le parti laterali piú alte, giunse alle mie spalle.
Mi schiacciò comprimendomi contro la carrozzeria.
La lamiera era gelida.
Infreddolita, scattai all’indietro, facendo scivolare a terra il detersivo.
Mi rispinse contro.
Poggiai il palmo della mano lasciando l’impronta..
“Ho freddo Signore”
Sentii il suo fiato sul collo…, i brividi mi percorsero lungo tutta la schiena.
“Ah siii??? Vediamo se riesco a fartelo passare”
Mi tenne la schiena costringendomi al gelo. Prese a sculacciarmi per diversi minuti, rendendomi rosso il fondoschiena.
“Stai meglio ora schiava?”
Con la pelle bruciante
-“Sí Signore, grazie!”-
Mi prese per la nuca puntando la mia vista sulla macchia lasciata poco prima.
“Guarda!…Hai risporcato il furgone…”
Usò la mia faccia come straccio, ma la macchia si espanse.
“Uhm… Direi che non ci siamo. Chinati e raccogli il dedersivo.”
Allungai le braccia al suolo e lo colsi.
“Ferma cosí!”
Sentii i suoi occhi addosso.
S’intrufolò tra le mie natiche, puntò lo sfintere e lo affondò.
“Pulisci mentre ti uso cagna, non ti ho detto di smettere!”
Tentai di eseguire, ma i suoi colpi mi mandarono in estasi.
Smisi di pulire ascoltando i gemiti di piacere che la mia bocca emetteva, dal tanto ardore e passione che quell’uomo sapeva donarmi.
Godetti in silenzio senza permesso, ma lui se ne accorse.
La vulva si strinse e lo avvolse, pulsando follemente.
“Non avresti dovuto!…”
Mi montò più forte, fino all’eccitazione totale.
Uscí ed eiaculò sulla carrozzeria….
“Ed ora la punizione…
Lecca, pulisci!”…