Mi infilai il plug e misi la gonna senza slip come da ordine.
Uscii di casa.
Lui era giá li ad attendermi in auto.
Salii.
Aprí il palmo della mano in attesa che gli dessi il “portachiave magico”.
Eseguii.
Ci dirigemmo verso il ristorante.
Arrivati sul posto, il cameriere ci indicò il tavolo.
Percepii tra le viscere un lievissimo formicolio…
Sospirai.
Ci accomodammo ad un tavolino per due.
Sedemmo l’uno affianco all’altra.
Ordinammo…
Mangiammo…
Allungò la mano sotto la lunga tovaglia tra le mie cosce.
Allargai le gambe per permettergli d’ispezionarmi.
Le sue dita presero a giocare col bottoncino del piacere mentre lentamente, lui si divertiva ad aumentare l’intensitá.
Gl’impulsi passarono attraverso le cellule nervose creando vibranti pulsazioni sempre più forti.
Mi portai la salvietta alla bocca per soffocare un gemito.
Più aumentava l’intensitá, più il piacere e la vergogna crescevano.
Restare seduta ed impassibile davanti a tutti era impossibile.
“La prego la smetta” supplicai sottovoce.
La percezione cambiò.
Iniziai ad avere la sensazione di venir punta da aghi.
Cercai il suo sguardo sgranando gli occhi.
M’infilzò il clito con l’unghia.
Ansimai nuovamente sotto quella biacheria da tavola che ormai stritolavo tra le mani.
Impazzii.
Quegli aghi divennero contrazioni prima ed orgasmo poi, che soffocai disperatamente sotto il tovagliolo aperto per nascondermi il viso.
Spense il plug e si ricompose al suo posto elegantemente.
Il mio fiato corto e le guance rosse attirarono ben presto l’attenzione del cameriere, che prontamente si preoccupò di chiedermi se stessi bene.
Lo calmai all’istante:
“Mi è solo andato di traverso un pezzo di pizza grazie.”
E si allontanò.
Mi voltai verso quell’uomo che la mia mente ormai chiamava “Demonio”per fissarlo negli occhi,…
…Mi guardò,…
…e sotto la mano stretta a pungno davanti alla bocca, …ridacchió.