E al suo comando, mi sdraiai prona a mezzo busto a bordo di quell’immenso letto rotondo con le gambe divaricate e le braccia distese in avanti.
Restò affianco a me per qualche secondo, quando mi arrivò uno sculaccione sonoro.
Si allontanò di pochi passi…
Ero curiosa di scoprire le sue intenzioni, ma per qualche strana ragione tenni gli occhi chiusi.
A breve compresi con lo scoccar della frusta nell’aria…
I brividi ricoprirono per intero tutta la superficie del mio corpo.
Quei colpi secchi bruciarono come non mai.
…
Ero la sua pergamena, e la frusta il suo calamaio.
Scrisse un opera.
Strinsi quelle lenzuola tra le mani talmente forte che conficcai le unghie a punta nella carne mentre le nocche sembravano uscir dalla pelle.
Scrisse “righe e righe” di poesia.
Terminato, si avvicinò…
…Accarezzò la pergamena scritta in un vivido rosso…
…La sfiorò per rileggerla in braille…,
…e la baciò.
Tutto sommato, se avesse usato una stilografica, ti avrebbe fatto più male 😉
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